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Giovanni Barbareschi

GIOVANNI BARBARESCHI (1922 - 2018)  Fondatore di OSCAR

Don Giovanni BarbareschiMi interessa più “ribelle per amore” che il titolo di Monsignore. Questi sono titoli che stanno sopra la testa; mentre l’importante è quello che è “dentro la testa”.
 
 
 
 
 
Biografia
Nasce a Milano l'11 febbraio 1922, in una famiglia borghese di Milano. Compie gli studi ed entra in Seminario. Carattere da sempre "fedele e ribelle", con l'armistizio dell'8 settembre 1943, decide di appoggiare la Resistenza. Con altri amici dell'associazionismo cattolico fa parte della redazione del giornale clandestino "il Ribelle". Assieme ad altri tre sacerdoti amici tra loro, don Enrico Bigatti, don Andrea Ghetti, don Natale Motta, è tra gli iniziatori e attivi gestori dell'OSCAR, (Organizzazione Soccorso Cattolico Antifascisti Ricercati) le cui prime riunioni si svolsero presso il Collegio San Carlo di Milano. L’organizzazione riesce a portare in salvo in Svizzera migliaia di persone, preparando per attivisti e beneficati - si tratta di antifascisti, ebrei, prigionieri alleati rimasti dietro le linee - i documenti falsi per circolare fino al momento di espatri. All'opera partecipano alcuni scout clandestini delle "Aquile Randagie". 
 
Il 10 agosto 1944 15 partigiani sono fucilati in piazzale Loreto dalla Brigata Muti e lasciati sulla piazza: il diacono Barbareschi, che ha proposto al Cardinale Schuster una processione cittadina sul posto (scartata per motivi di sicurezza), viene inviato dall'Arcivescovo a benedire le salme, a ricomporle e recuperare qualche effetto personale o messaggio per le famiglie o i compagni rimasto loro addosso. Tre giorni dopo viene ordinato sacerdote e, dopo altri due giorni, arrestato e condotto a San Vittore. Torturato dalle SS e dai repubblichini, resiste fino a quando l'intervento del Cardinale non ne ottiene la liberazione. 
 
Ripresa l'attività partigiana in Valcamonica come cappellano con le Fiamme Verdi, viene arrestato di nuovo e finisce nel campo di concentramento di Gries (Bz). Durante il trasferimento verso un lager tedesco riesce a fuggire. Ritorna a Milano e si prodiga nei giorni successivi al 25 aprile affinché gli aguzzini delle SS e fascisti che avevano torturato e ammazzato senza pietà durante i 20 mesi di terrore cittadino non subiscano linciaggi o giustizia sommaria, ma siano consegnati agli Alleati per essere regolarmente processati.
 
Nel dopoguerra è accanto a don Gnocchi nell’assistenza ai mutilatini. Docente amatissimo da colleghi e studenti presso il Liceo Classico Manzoni di Milano, per anni dirige la Casa religiosa dell’Alpe Motta di Madesimo. Con il cardinale Carlo Martini è artefice della “Cattedra dei non credenti” presso l’Università degli Studi di Milano per un incontro franco, aperto, conciliatorio tra le diverse religioni e credo filosofici. 
 
Nonostante l'età avanzata si prodiga per raccontare ai giovani queste pagine della nostra storia valorizzando l'amore per la libertà e l'intervenire per il rispetto ed il salvataggio dell'altrui vita. 
Insignito di numerosi riconoscimenti civili e religiosi (medaglia d'argento della Resistenza, attestato di benemerenza della Comunità Israelitica di Milano, 1955), ha ricevuto nel 2011 l'Ambrogino d'Oro del Comune di Milano.
 
Il 28 ottobre dello stesso anno Monsignor Giovanni Barbareschi, su invito del Centro Culturale Tommaso Moro, è stato ospite presso la Parrocchia di Gesù Salvatore di Milano3 – Basiglio, per una conversazione sulla persona umana e la libertà in quanto tesoro nascosto e potere di scelta.
 
Il suo impegno nel trasmettere ai giovani i valori fondamentali, lo porta ad accogliere l’invito dell’ Istituto Comprensivo di Basiglio dove nel corso dell’incontro appassiona gli alunni di scuola secondaria parlando di libertà, dignità, impegno e altri concetti profondi.
 

 

Fonte: it.gariwo.net

 

SCULTURA PER DON GIOVANNI BARBARESCHI
 
Scultura per Don Giovanni Barbareschi
Simbolo della transitorietà e del cambiamento, proprio a causa delle mutazioni che subisce con il cambio delle stagioni, il faggio espande i suoi rami a fare da cornice alla scultura. Al pari di un aquilone, grazie all’intreccio dei segmenti in ferro essa è pronta a librarsi in cielo: il suo volo dalle infinite mete, come le sue inclinazioni, è un collegamento con l’immenso; libero e incondizionato come i sogni dell’essere uomo, nonostante la pesantezza e l’inflessibilità dei fusti che lo compongono e lo delineano.
 
Come enunciava Don Giovanni Barbareschi “Il primo atto di fede che l’uomo deve compiere – e ve lo dice un prete – non è in Dio: il primo atto di fede che l’uomo deve compiere è nella sua libertà, nella sua capacità di essere e di diventare sempre di più una persona libera” e prosegue “Perché la fede e la libertà dell’uomo non si dimostrano: si credono”.
 
E ancora, “due sono le condizioni che qualificano un uomo, la capacità di rischio e la capacità di sogno”.
 
Giovanni Barbareschi
 
 

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